Novembre 2020.
Simona, laureata in architettura, esercita la professione per molto tempo e con soddisfazione. Ma ad un certo punto, superati i 50 anni, decide di cambiare rotta. Di credere davvero nelle sue mani e di plasmare attorno a loro un nuovo progetto. Quello di Anomisa, la sua bottega d’arte, che nel bellissimo e caratteristico Oltrarno fiorentino trova la sua casa naturale, il suo ecosistema migliore. E grazie ad Azzurra, professionista appassionata, anche una nuova motivazione per crescere.

Il prima
Simona, di Firenze, ha 58 anni, una laurea in architettura conseguita negli anni ’80 e un passato di insegnante e architetto.
“La mia vita professionale è stata questa – insieme ad un’esperienza come attrice in teatro – fino al 2016, quando ho deciso di cambiare tutte le carte in tavola e di dare finalmente e veramente ascolto alla mia parte creativa. A quella me che ha sempre adorato plasmare oggetti.
Anomisa – che è poi il mio nome al contrario con l’aggiunta di una A, riferita agli amori della mia vita – è nata così, ed è una bottega artistica concepita per mostrare agli altri il potere della bellezza e della condivisione”.

Il senso di Anomisa
Anomisa è uno spazio in evoluzione.
“L’ho immaginato come un progetto camaleontico e sono felice di essere riuscita a rimanere fedele questa idea, in questi anni. Ad Anomisa trovano infatti posto le mie creazioni accanto – di volta in volta, in base a ciò che mi colpisce – a quelle di altri artisti, ognuno con peculiarità differenti.
Per realizzare i miei manufatti (quasi tutti pezzi unici fatti a mano) utilizzo in buona misura materiali di recupero, e adotto un approccio profondamente creativo, nel senso che quasi sempre parto con un’idea che poi ne genera altre, e quello diventa il flusso che mi accompagna al risultato”.
La bottega di Simona si trova a 200 metri da Palazzo Pitti, in una zona di Firenze storicamente vocata all’artigianato.
“All’inizio, nonostante questo, sembravo una mosca bianca rispetto agli altri atelier. Poi piano piano è iniziata una sorta di avvicinamento. Ci siamo studiati, conosciuti e in molti casi piaciuti:) Tanto che con alcune botteghe storiche sono nate anche delle belle collaborazioni”.

“Anomisa nasce dalla consapevolezza e dal desiderio di creare cose, sodalizi artistici e umani che ci spingano oltre i nostri limiti a sperimentare forme d’arte con oggetti unici e imperfetti perché fatti a mano. Anomisa è il luogo dove coltivare il sogno come valore e gioco, rimanendo artisti agganciati alla realtà in mezzo al mondo”. (Fonte: anomisa.it)
Manufatti, progetti e bisogni
La produzione artistica di Simona inizia in realtà molto prima dell’apertura di Anomisa.
“Il mio percorso è partito dalla pittura: per una decina d’anni, mentre mi occupavo di progettazione architettonica, ho esposto le mie opere all’interno di diverse mostre sia in Italia che all’estero.
Poi ad un certo punto, con Anomisa, ho ideato e creato una serie di lampade utilizzando rame e materiali di scarto… e poi una linea di gioielli con la tecnica della cera persa, una capsule di abiti sartoriali di cui curavo il modello e la ricerca delle stoffe, una serie limitata di borse con pellami di stoccaggi recuperati e tessuti riciclati, una linea di bigiotteria più accessibile e ‘turistica’ per accontentare anche quella specifica fascia di pubblico… Quello della sperimentazione è un piacere e un bisogno che non si esaurisce mai”.

Essere un negozio fisico ai tempi dei social
Su questo tema la parola passa ad Azzurra, che prima di entrare nel merito si presenta.
“Anche io ho una formazione da architetto, ma ho dedicato buona parte della mia vita professionale alla consulenza per le aziende (branding, immagine coordinata, progettazione di arredamento, ecc.). Un giorno ero in giro per Firenze perché entro pochi giorni sarei dovuta partire per la Spagna per partecipare al party di un cliente, e sono entrata da Anomisa per acquistare qualcosa da mettermi per l’occasione. Della bottega di Simona mi hanno subito colpito il gusto e lo stile familiare. Il risultato di quel primo incontro è stato che sono uscita di lì alle 9 di sera con un nuovo abito e un anello bellissimo, oltre alla sensazione di aver appena gettato le basi per qualcosa di importante.
Poi è arrivato il lockdown, e con lui anche la fine della mia collaborazione con l’azienda spagnola. Nei mesi di chiusura forzata ne ho approfittato per studiare: mi sono iscritta ad un master in comunicazione digitale e ho proposto a Simona, con la quale ormai si era creato un legame, di aiutarla nella comunicazione social (facebook e instagram) del suo progetto. Lei ha accettato ed ha iniziato con me un percorso nuovo, che spero davvero le possa permettere di portare i suoi messaggi anche oltre la sua vetrina”.
“Il passaggio dall’offline all’online, anche se l’uno ovviamente non esclude l’altro, non è semplice” aggiunge Simona. “Però è necessario e può davvero fare la differenza anche in un’ottica di messa a sistema di energie ed esperienze. Con Azzurra abbiamo infatti deciso di strutturare un servizio di comunicazione online per le piccole botteghe, di cui il nostro Paese è davvero ricco e il cui valore non va assolutamente disperso”.

Solo in un negozio fisico può succedere che
Il periodo è oggettivamente difficile, ma Simona ha pochi dubbi sul senso dell’aver aperto un negozio di quartiere.
“Provo una sensazione di profonda gratitudine verso la vita quando capisco che sto usando la parte migliore di me per fare qualcosa che non solo valorizza la vita degli altri (il pezzo unico ha anche questo effetto) ma di fatto la migliora. Il mio lavoro oggi è costruire e ricostruire empatia attraverso oggetti ad elevata densità creativa, ed oltre ad essere un lavoro necessario nonostante la sua immaterialità, è senza dubbio il lavoro più bello del mondo”.
Per approfondire:
www.anomisafirenzearte.com
Anomisa è anche su facebook e instagram.
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